Ero al supermercato e guardavo i notebook in esposizione. Pensavo a come potrebbe essere se, anche loro, potessero guardare noi. Provo ad immaginare…
Eccomi, io sono quel computer che vi guarda dallo scaffale.Vorrei presentarmi meglio ma non mi hanno dato neppure un nome, ho solo un cartellino che qualche volta cade, e ogni volta che cade, per conoscere il mio nome dovete chiedere al commesso.
Io vi guardo passare veloci, qualcuno mi guarda, altri mi toccano e io non so se illuminarmi di più, per farmi portare via o passare inosservato per restare sempre qui. Che poi, qui non sta per niente male (non credete a quello che dicono i televisori, io nemmeno ci parlo con quelli; tutti palloni gonfiati, allineati in fila a dire la stessa cosa).
A me piace guardare la gente. Vi vedo scorrere veloci, quasi veloci come i miei flussi di bit e penso a come potrebbe essere venire a casa con voi.
Passa una signora con un buon profumo, le mani pulite e le unghia curate. Passa anche un ragazzino impacciato e penso che non mi piacerebbe andare a casa con lui. Sembra uno di quelli che picchiano forte sulla tastiera, uno di quelli che sanno tutto e che giocano pensando di non avere abbastanza tempo per giocare.
Io non mi annoio quasi mai, però mi piacerebbe essere scelto, o magari potervi scegliere io.
Mi piacciono le luci, mi piace anche quando le spengono e poi tutti vanno via. E vorrei anche sorridere ma non ci riesco, perché sono solo una macchina.
Ieri uno è caduto dallo scaffale, era uno qui da poco. lo conoscevo solo di vista e, a parte i convenevoli, non avavamo quasi mai parlato. Ad essere sincero non mi era neppure molto simpatico, tutto pieno di quella boria da ultimo arrivato alimentata anche dal fatto che fosse stato messo in prima fila. Sono quasi contento che sia caduto quel brutto presuntuoso.
Però un poco mi dispiace, perchè l’hanno raccolto e portato in quello stanzino buio e freddo che i commessi chiamano magazzino e che noi invece chiamiamo solo stanzino buio e freddo. Da lì non ho mai visto tornare nessuno….